mercoledì 22 giugno 2011

A cosa serve la storia dell'arte?

mercoledì 22 giugno 2011 0
Riporto qui un articolo tratto dal http://www.ilsole24ore.com/ e che mi sembra estremamente interessante, visto la domanda che pone, ma sorpattutto la risposta che dà!

LA STORIA DELL'ARTE AIUTA A VIVERE

Salvatore Settis

A che cosa serve la storia dell'arte? E' un gioco erudito, un piacere salottiero, un'evasione dalle miserie del tempo presente? E' una disciplina in ritirata, destinata a rifugiarsi nel chiuso di musei e conventicole accademiche, o magari a 'scendere verso il popolo' inventandosi ossa di Caravaggio e altre amenità pur di assumere per poche ore l'ambito status di scoop giornalistico? Deve provare a nobilitarsi travestendosi da teoria generale di qualcosa e distaccandosi da quelli che ne furono gli oggetti concreti (quadri, statue, disegni...) o invece immergersi nello specifico, sceverare le sempre diverse ragioni di ogni artista, di ogni committente, di ogni tela, e provare a intenderle e raccontarle? Se lo chiese Sandra Pinto, quando promosse Gli storici dell'arte e la peste (Electa 2006), collettiva presa di coscienza, o psicodramma, in cui una quarantina di storici dell'arte di ogni età si chiedevano come mai la disciplina, pur affinando metodi e moltiplicando scoperte, abbia perso peso, autorevolezza, visibilità e potere nello scenario della pubblica opinione. Se lo è chiesto più di recente Tomaso Montanari, in un saggio acuminato, A cosa serve Michelangelo (Einaudi 2011) in cui mette spietatamente a nudo i meccanismi per cui la storia dell'arte può essere asservita al potere politico, può diventare "una escort di lusso della vita pubblica". Ma fra la marginalizzazione (la 'peste' che fa degli storici dell'arte degli intoccabili) e il compromesso con il potere politico non c'è proprio nessun'altra strada?


Una risposta intelligente, colta e lungimirante viene da un ministro della Cultura. Naturalmente, in Francia. Nel discorso pronunciato in occasione dell'inaugurazione del Festival de l'Histoire de l'Art Fontainebleau il 28 maggio 2011, Frederic Mitterand, divenuto ministro dopo la direzione di Villa Medici a Roma, propone una chiave di lettura della storia dell'arte e una ricetta per (ri)donarle la centralità che merita nella vita civile. Sua stella polare sono le riflessioni di Andrè Chastel, di cui molti- anche in Italia- ricordano le appassionate battaglie, anche su "Le Monde", per introdurre nelle scuole francesi, su modelli dell'Italia, l'insegnamento della storia dell'arte: cosa ora finalmente avvenuta, e "a tutti i livelli scolastici", una vera e propria "rivoluzione educativa" giunta ormai "a un punto di non ritorno. Se questo è stato possibile, è perchè la Francia, dice Mitterand, ha ben chiaro il ruolo della storia dell'arte, che non è solo disciplare e accademico, ma sociale e civile. Essa deve rispondere ad una domanda di cultura, quella che viene dal pubblico delle mostre e dei musei, " sempre più in cerca di spiegazioni e di senso". Deve rispondere alle sfide del nostro tempo, "che ha assunto l'immagine- compresa l'immagine di sè- a feticcio", e con il proprio strumentario intellettuale deve "dare un senso al divenire collettivo (..), rendere più intellegibile il nostro tempo, " educando lo sguardo dei cittadini, dalla scuola all'età adulta. "Oggi più di ieri, la strada per un'educazione alla cultura richiede di far comprendere la costruzione di un'immagine, cogliere i suoi risvolti sociali, capire che l'immagine non è la realtà ma la costruzione di un discorso". Perciò "l'arte è anche un apprendimento alla conquistadi se stessi e del tempo". La storia dell'arte, insomma, regala conoscenza, regala libertà (anche nel leggere le immagini del potere), regala uguaglianza: purchè le sue conoscenze siano condivise.
Questo monito dovrebbe essere un modello per l'Europa. Senza dimenticarne un importantissimo risvolto: il rapporto tra le due funzioni complementari dello storico dell'arte, il "desiderio di capire" e la "passione di trasmettere". Anche in questo caso, le misurate parole del ministro Mitterand fanno omaggio all'Italia, che nella sua storia "ha saputo distinguersi nella repubblica dei saperi grazie alla forza delle convinzioni dei suoi storici dell'arte, di coloro che hanno saputo riflettere sul suo patrimonio". Il richiamo alla cultura della tutela e all'idea di patrimonio, formatasi tra Francia e Italia a cavallo tra Rivoluzione e Restaurazione, deve far riflettere: dovere civile degli storici dell'arte è impegnarsi nella società, nei temi della conservazione del patrimonio e non solo nella ricerca storico-artistica. Insomma, per non sentirsi "appestati" (autoemarginandosi), gli storici dell'arte devono convincersi che la disciplina, secondo le parole di Chastel, può anzi deve avere un ruolo centrale nella polis. Purchè non manchi al dovere di " favorire una conoscenza, una presa di coscienza storica che cambi le prospettive del presente". Di giocare le proprie carte, senza compromessi e con rigore, sul tavolo che più conta, perchè costruisce il futuro: quello dell'oggi.

Meditiamo gente, meditiamo!
A presto, Mefitica

giovedì 16 giugno 2011

La Pompei del mare

giovedì 16 giugno 2011 0
Salve a tutti i Mefitici, questa volta scrivo per comunicare una bella notizia!
Il Consiglio Superiore per i Beni culturali ha destinato ben 4 milioni di euro per gli Arsenali Medicei e per il museo delle Antiche Navi di Pisa. In questo modo (nonostante ci sia ancora incertezza sulla distribuzione prevista per questi fondi) diverrebbe possibile aprire il museo delle Antiche navi entro la fine dell'anno, concludere lo scavo iniziato a Pisa S.Rossore, recuperando tre navi individuate. Infatti i fondi attualmente mancanti non sono solo quelli da dedicare al restauro dei pezzi, ma anche quelli per la manutenzione, in particolare del legno facilmente deperibile. Inoltre questi fondi permetterebbeo un miglioramento nell'allestimento del Museo, in cui saranno esposti alcune navi recuperate negli scavi di S.Rossore (la nave D, l'Alkedo, nave ellenistica del II sec a.C. rinvenuta smontata), anfore contententi cibo e vino, vasi di vetro, monete, gioielli, calzature, resti umani ed animali.
In questi scavi sono state riportate alla luce cinque navi di dimensioni tra i nove e i tredici metri, ma con la stratigrafia ne sono state rinvenute altre undici., databili in un arco di tempo compreso tra il III secolo a.C. ed il VII secolo d.C. In realtà la zona dell'antico porto, detta la 'Pompei del mare' potrebbe conservare ancora molti tesori; grazie a questi finanziamenti potrà essere effettuato il recupero delle antiche navi e del sito museo, e soprattutto si potrà evitare che cada il silenzio su questa vicenda!
A presto (spero con altre buone notizie). Mefitica
 
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